Passeggiando per Trastevere, vale la pena fare una visita alla Madonna della Clemenza.
Superata la piccola corte dei miracoli davanti alla chiesa di S. Maria, puntate dritti alla cappella della navata sinistra di fianco all’altare.
La cappella, costruita dal cardinale Altemps attorno al 1585 come splendida custodia per l’icona, è un tripudio di stucchi e pitture, ma è anche la costosa e raffinata protesta del porporato contro l’esecuzione del giovane e spregiudicato figlio Roberto, sepolto sulla destra accanto all’entrata con un monumento funebre altrettanto prezioso.
La condanna a morte, dopo un processo per stupro, fu decisa da Sisto V, che non ebbe clemenza e non cedette alle preghiere e alle supplica del potente cardinal-padre. Non per nulla Belli lo chiamerà “er papa tosto”, visto che non guardava in faccia a nessuno, quando si trattava di far giustizia.
Entrando nella cappella, vi troverete di fronte la grande tavola, che secondo Cesare Brandi è “la più impressionante immagine di ogni secol””.
Datata dagli studiosi tra il VI e il VII secolo è una Madonna in trono, con Bambino sulle ginocchia, due angeli a farle ala e un piccolo papa inginocchiato di fronte.
E’ una delle più antiche icone mariane e, secondo le fonti, non è stata dipinta da mano umana, ma si è autogenerata.
Dal punto di vista storico è un documento impressionante dell’incontro tra l’arte romana e quella bizantina, il passaggio, visibile, tra il tardo antico e il medioevo, il mutarsi dell’antica Roma in Bisanzio.
Uno spirito vitale pervade gli angeli e quasi fiammeggia attorno a Maria che, vestita come un’imperatrice, impassibile, distante e pur presente, ci offre Cristo.
La chiesa nei secoli ha subito numerosissimi cambiamenti, ma l’icona all’interno è rimasta, presenza visibile del Divino per i fedeli e momentaneo arresto del fluire del Tempo per gli altri.
Si ringrazia il fotografo Andrea Federici per l’autorizzazione alla pubblicazione della fotografia.