Mi sono sempre chiesta perché Francesco Borromini fosse ossessionato dai cherubini, tanto da piazzarli, quasi marchio di fabbrica, in ogni sua opera.
Approfondendo però la figura di questi angioletti, mi sono resa conto che non erano loro a fargli perder la testa, ma la tenace e inestinguibile sete di conoscenza.
Il cherubino, infatti, non è il simpatico angioletto che credevo, ma un guardiano temibile e implacabile, che brandendo la sua spada fiammeggiante, impedisce all’uomo di tornare nell’Eden e raggiungere nuovamente l’albero della Conoscenza.
Le quattro ali poi, non sono degli originali accessori, ma sono indispensabili per creare l’ombra e la protezione necessarie per evitare che il resto delle creature, finisca incenerito dalla luce divina.
Proteggono certo ma allo stesso tempo impediscono di sperimentare (o sfidare ?) lo sguardo di Dio.
Fotografie di Andrea Federici – Riproduzione riservata
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