Roma è considerata una tra le città più verdi d’Europa e, in effetti, affacciandosi dal Gianicolo sembra di vedere un immenso giardino punteggiato da case.
In realtà nei secoli passati il verde in città era ancora più presente di adesso, ma di quegli alberi resta ormai solo il ricordo nel nome di alcune strade. Attorno a Santa Maria Maggiore, Via dell’Olmata, Via del Boschetto e anche Via dei Serpenti ci fanno immaginare una città molto diversa.
Un bosco di alloro ondeggiava maestoso in piazza S. Salvatore in Lauro e, poco oltre, e questa c’è ancora, la quercia di piazza della quercia, in realtà credo sia un leccio… ma, come dire, è sempre della famiglia.
Scomparsa dal Gianicolo la quercia del Tasso, non resta che ammirarne il moncherino, pensando al poeta, seduto ai suoi piedi in cerca di pace. Pace che si trova poco distante, se si visita l’orto botanico, scoprendone l’entrata a largo Cristina di Svezia.
Nonostante la sua tranquilla bellezza, resta un luogo poco visitato e, forse per questo, ogni volta regala una gioia segreta passeggiare per i suoi viali e arrampicarsi fino al giardino giapponese.
Alberi col pedigree sono invece gli aranci dell’omonimo giardino dell’Aventino: il capostipite “spagnolo” fu piantato niente meno che da San Domenico nel 1220. Pare sia il primo arancio d’Italia !
Tra gli ultimi alberi arrivati ci sono i ciliegi, donati da Hirohito negli anni trenta e finiti, pare, a Via Panama e, in seguito, gli splendidi esemplari del laghetto dell’Eur, arrivati da Tokyo in tempi più recenti.
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