Tra la seconda metà del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento il quartiere attorno a piazza Navona divenne uno dei più frequentati e alla moda di Roma.
A movimentare le giornate ci pensavano le più famose cortigiane del tempo, che qui vivevano e intrattenevano i clienti e che, da buone cristiane, frequentavano regolarmente la parrocchia loro riservata: Sant’Agostino. A tal punto erano ricche ed importanti che molte di loro riuscirono ad avere non solo la sepoltura, ma addirittura la propria cappella di famiglia proprio in questa chiesa.
Visitando ora Sant’Agostino, non troverete traccia di queste donne, certo c’è la Lena del Caravaggio ad accogliere i pellegrini, ma erano già altri tempi quando Lena venne usata come modella e non era certo al livello delle precedenti “professioniste” della zona.
Il nome e il ricordo di queste donne è stato volutamente cancellato. Durante la Controriforma non era accettabile continuare a tenere i loro nomi in vista e, anzi, si cercò in tutti i modi di espellere le “donne di vita” dalla città. Pare addirittura che Pio V, il papa santo, abbia esclamato un giorno: “o loro…o me!”. “Loro” finirono, chiuse nel ghetto dell’Ortaccio, continuando con la professione più antica del mondo, vittime e sfruttate.
Diversamente invece le cose durante il primo Rinascimento, il Burcardo, cerimoniere di Alessandro VI, il papa Borgia tanto per capirci, ci ha lasciato una definizione che per noi suona strana: “cortegiana… hoc es meretrix honesta”, paradossale ma perfettamente rispondente alla realtà.
Con onestà il Burcardo intende buone maniere, educazione, cultura. Queste donne, infatti, non si vendevano o, meglio, i servizi che offrivano non erano solo a carattere sessuale, ma anzi venivano ricercate per la cultura, l’arguzia e la compagnia, molte erano anche discrete musiciste o poetesse. Attorno a loro e nelle loro case si raccoglievano gli intellettuali, creando dei veri e propri cenacoli in cui l’arte, la bellezza e il sesso si intrecciavano mirabilmente. Per non parlare del fatto che pagavano le tasse e che, molte opere che ancora abbelliscono la città, come ad esempio Via De’ Coronari e Ponte Sisto, sono state realizzate grazie al loro lavoro.
Mi piace perciò ricordarne qui alcune, ma non tutte, perché di tante si è persa anche la memoria, invitandovi a pensare a queste donne quando entrate a Sant’Agostino o passeggiate per via dei Coronari.
Ecco soltanto alcuni nomi: Fiammetta, Imperia, Tullia, Isabella, Angela, Diana, Lucrezia, Camilla, Beatrice, Nina, Giulia.
Imperia e le altre nella Roma del Rinascimento
22 Ottobre 2012 - Autore: